Dante a Verona |
Lo primo tuo refugio e 'l primo ostello |
sarà la cortesia del gran Lombardo |
che 'n su la scala porta il santo uccello; |
ch'in te avrà sí benigno riguardo |
che del fare e del chieder, tra voi due, |
fia primo quel che, tra li altri, è più tardo. |
Paradiso, XVII, vv. 70-75 |
Queste sono le parole che Dante fa dire al nobilissimo antenato Cacciaguida, nel Cielo di Marte o degli Spiriti combattenti per la fede. Il gran Lombardo è probabilmente Cangrande (o forse Bartolomeo). La scala è lo stemma degli Scaligeri che ancora oggi può essere visto sui monumenti della città; questi adorni delle ali d'aquila simbolo del vicariato imperiale del signore veronese. L'esule Dante dimorò nella liberale, ghibellina Verona, dal 1312 al 1318. |
Ma era già stato ospitato dagli Scaligeri sotto la signoria di Bartolomeo nei primissimi anni del 1300. È in questo periodo che si ritiene si sia consumata la tragica storia di Giulietta e Romeo. Molti vogliono interpretare la famosa terzina di Dante, che fu a Verona proprio in quegli anni, come prova inconfutabile che la leggenda abbia ben più che un fondo di verità. Alcuni addirittura vogliono immaginare che la descrizione della tremenda porta dell'inferno sia stata ispirata a Dante dall'espressivo portale bronzeo di San Zeno, o ancora che la struttura a cerchi concentrici decrescenti possa essere stata presa dall'Arena, l’anfiteatro romano di Verona. |
Dante fu nuovamente a Verona nel 1312, durante il regno di Cangrande, nel quale il sommo poeta forse vedeva quell'ideale di signore, la cui forza militare e abilità politica potrebbero aver pacificato l'Italia intera. Nei sei anni di permanenza a Verona, Dante lavorò alacremente alla Divina Commedia, probabilmente presso le sale della Biblioteca Capitolare, dove compose una buona parte del Paradiso. |
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