Il dialetto napoletano |
Le regioni italiane sono molto diverse tra loro, ognuna infatti rappresenta in qualche modo un mondo a parte, caratterizzato da tradizioni culinarie, culturali e linguistiche proprie. Spesso le varietà dialettali sono così differenti dall’italiano standard che, ad esempio, un bolognese ha difficoltà a comprendere un siciliano se questi parla in dialetto stretto e viceversa. |
La lingua napoletana è una delle più antiche e conosciute varietà linguistiche italiane. Essa nasce dalla fusione tra il greco (Napoli, ovvero “Neapolis”, la “città nuova” fu fondata dai Greci nel VI secolo a.C.) e le parlate delle popolazioni indigene, osche e sannite. Quando nel 326 a.C. la città di Napoli divenne parte dell’Impero Romano la lingua parlata dal suo popolo si fuse al latino, che divenne la lingua standard. |
Nel corso dei secoli la “città nuova” fu conquistata da numerose popolazioni straniere come ad esempio i bizantini, i normanni, gli spagnoli ed i francesi, che lasciarono tracce indelebili nell’arte e nella cultura ma anche nella lingua napoletana. Così troviamo parole inesistenti nell’italiano standard come ad esempio “ninnillo” che significa “bambino” e deriva dallo spagnolo “niño”, oppure “buatta”, “scatola”, dal francese “boite”. La parola napoletana per albicocche è invece di derivazione greca- le “cresommele” infatti derivano dalla fusione delle parole “chrysus”, “oro”, e “melon”, “mela”, i “frutti dorati” baciati dal caldo sole di Napoli. Ci sono poi parole che sono proprie soltanto del napoletano e sono davvero intraducibili- come tradurre infatti “apocundria”, quel mix di nostalgia e tristezza propria di chi nasce all’ombra del Vesuvio? |
La lingua napoletana poi ha una lunga tradizione scritta (già a partire dal quindicesimo secolo si trovano infatti documenti in lingua napoletana) e vanta una grande tradizione letteraria. Da ricordare sono “Il Cunto de li cunti” di Basile, le commedie di Edoardo de Filippo e i versi di Salvatore di Giacomo, alcuni dei quali, musicati, diedero origine a famose canzoni napoletane come “Era de Maggio” e “Marechiaro”. A proposito di canzoni, il napoletano è conosciuto soprattutto per la canzone classica napoletana, quella che con “’O sole mio”, “Io te vurria vasà” ed altre ancora ha fatto del napoletano la lingua dell’amore, quella dell’innamorato che soffre, ovvero “spantechea” per una “malafemmena”, una donna crudele. |
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